SELF DEFENCE COMBAT SYSTEM

COS’E’ IL SELF DEFENCE COMBAT SYSTEM

Proteggere la nostra incolumità, reagire innanzitutto alle paure ed imparare ad attingere alle nostre risorse fisiche e mentali in ogni condizione di potenziale pericolo, per questo è stato concepito il SELF DEFENCE COMBAT SYSTEM. E’ un’educazione al pericolo: (minacce esterne e controllo emotivo), un training fisico e mentale che permette a chiunque di imparare a gestire situazioni di rischio. Il progetto è ideato e sviluppato da Master Danilo Inglese unitamente ad alcuni Master di provenienti da altre federazionii che operano nel campo della Difesa Personale ed Arti Marziali da diversi anni. Tale metodo è implementato con una particolare preparazione fisica specialistica intesa a garantire un’efficace funzionalità di tutto il sistema. E’ un metodo di difesa basato sulla realtà e sulla immediata e concreta necessità di fornire risposte a situazioni che rivestono il carattere della imprevedibilità e, in quanto tale, si occupa anche delle possibili conseguenze di tipo giuridico. Infatti, è di fondamentale importanza imparare a difendersi rimanendo nella sfera di tutela offerta dalle norme di legge, al fine di evitare incresciosi strascichi legali.  Per un allenamento il più possibile realistico, ma allo stesso tempo sicuro, è appositamente utilizzata una tuta denominata Black Combat Suite, una sorta di protezione totale che permette di “portare a fondo” le tecniche, come in una situazione reale, senza però il rischio di farsi male durante l’allenamento. Allenamento che risulta così ancora più efficace, in quanto concreto, pratico e aderente alla realtà, alla forza delle risposte, sempre però senza il pericolo di ferire se stessi o gli altri. Lo scopo è, infine, quello di imparare a tutelarsi a 360°, conoscendo se stessi e le potenzialità anche nascoste che sono offerte perfino nelle peggiori situazioni, con un allenamento fisico di base che ha fatto dell’efficacia e della semplicità i suoi principali obbiettivi. Si può affermare, infine, che data la sua semplicità d’esecuzione e di preparazione il Krav Maga, almeno ai livelli di base, è indicato per tutti coloro i quali vogliano sentirsi in grado di affrontare con fermezza, decisione e sicurezza le possibili situazioni di pericolo che dovessero presentarsi. E’ stato dimostrato che solo un’adeguata educazione alla reazione permette di agire nel pieno della lucidità, con la costante ed esatta consapevolezza della realtà, delle proprie azioni, reazioni e possibilità. I corsi insegnano a gestire stress e panico e ad utilizzare nel migliore dei modi tutti gli strumenti di cui disponiamo. I corsi sono composti di: pratica e didattica degli elementi fondamentali e base di arti marziali e Krav Maga; teoria e metodologia dell’allenamento: analisi generale e specifica del gesto tecnico e dei suoi presupposti fisici e funzionali; elementi e pratica di primo soccorso; elementi di diritto penale e civile; psicologia generale e sociale.

 

NUOVI CORSI SELF DEFENCE A NARDO' E LEQUILE (LE)

2° Course Basic Counter-Terrorism Novembre 2024

Course Basic CounterTerrorism

CORSO DONNE AL SICURO

  • Imparare a difendersi dalle a{“type”:”block”,”srcClientIds”:[“ea518c71-9156-4666-b2f3-5af051d56956″],”srcRootClientId”:””}ggressioni
  • Salvaguardare la propria incolumità
  • Neutralizzare rapidamente ed efficacemente l’aggressore
  • Gestire in maniera rapida e ottimale situazioni impreviste
  • Imparare a reagire anche in condizioni di forte stress emotivo e fisico
  • Imparare ad utilizzare l’ambiente circostante a proprio vantaggio
  • ASSISTENTE ISTRUTTORE
  • ISTRUTTORE I° LIVELLO
  • ISTRUTTORE II° LIVELLO
  • ISTRUTTORE III° LIVELLO
  • MASTER
  • I° Livello;
  • II° Livello;
  • III° Livello;
  • IV° Livello;
  • V° Livello;
  • Avanzato.
  • Per gli Istruttori, T-SHIRT  di colore nero con logo piccolo di colore rosso  S.D.C.S.  frontale lato cuore  e grande posteriore;
  • Per gli studenti, T-SHIRT di colore nero con logo piccolo di colore bianco S.D.C.S. frontale lato cuore e grande posteriore;
  • Pantalone di colore nero tattico o da arti marziali sempre da colore nero ;
  • Scarponcini di colore nero con suola in gomma

SELF DEFENSE WOMAN

Nel corso di questi anni l’associazione ha organizzato in collaborazione con alcuni Comuni della provincia di Lecce e di Napoli, dei corsi di difesa personale femminili.

I corsi hanno dimostrato l’interesse delle donne a frequentare i corsi, motivate anche dal fatto che ormai dalle varie notizie di cronaca nera diffuse dai media, si sente sempre più frequentemente trattare casi di violenze in tutte le sue forme perpetrate a danno delle donne. La sensibilità dimostrata dalle donne in questi anni, hanno portato l’associazione a creare dei corsi specifici rivolti a loro, con l’aiuto di personale qualificato, pronto a dare il loro contributo.

Violenza domestica

La violenza domestica, cioè quella compiuta all’interno delle mura di casa da parte di un familiare, è, tra le diverse forme di violenza sulla donna, quella che si verifica più frequentemente e con maggiori tragiche ripercussioni sulla salute psicofisica della vittima.

La violenza contro la donna (dentro e al di fuori delle mura domestiche) viene definita dall’art. 1 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993, come:

«Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».

Esistono quindi diversi tipi di violenza domestica sulla donna: violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza economica, stalking. Parliamo di violenza sulla donna perché la violenza vede nella maggioranza dei casi la donna come vittima. Le stesse forme di violenza però possono essere indirizzate anche contro gli uomini e sono altrettanto perseguite dalla legge in quanto reati.

La violenza fisica consiste in qualsiasi forma di aggressività e di maltrattamento contro le donne, contro il loro corpo e le cose che a loro appartengono. Spesso è esercitata con forza, per determinare nella donna un ruolo di sottomissione.

Essa consiste ad esempio in : pugni, schiaffi, spintoni, strattoni, botte, distruzione di oggetti, altre cose di vario genere.

La violenza psicologica consiste in attacchi diretti a colpire la dignità personale, forme di mancanza di rispetto, atteggiamenti volti a ribadire continuamente uno stato di subordinazione e una condizione d’inferiorità.

Essa consiste ad esempio in : critiche continue, insulti, umiliazioni, denigrazioni anche in presenza di altri, continuo controllo, tentativo di isolare le donne da parenti e amici, minacce contro la persona, contro i figli la famiglia.

La  violenza psicologica può manifestarsi tramite vere e proprie  persecuzioni e molestie assillanti che hanno lo scopo di indurre la  persona ad uno stato di allerta, di emergenza e di stress psicologico.  Comunemente conosciuto con il termine “stalking” (appostarsi), questo  comportamento non è attivato solo da sconosciuti, ma anche da familiari  solitamente mossi dal risentimento o dalla paura di perdere la  relazione.

Essa consiste ad esempio in: telefonate,  sms, e-mail, continue visite indesiderate e, anche il pedinamento,  raccolta di informazioni sulla persona ed i suoi movimenti: la  persecuzione può arrivare a delle vere e proprie minacce.

La violenza sessuale consiste in qualsiasi imposizione di coinvolgimento in attività e/o  rapporti sessuali senza il consenso, sia all’interno che al di fuori  della coppia. Spesso la violenza sessuale comporta aggressioni fisiche  quali lo stupro, il tentativo di stupro, lo stupro di gruppo in cui la  donna viene costretta ad avere rapporti sessuali con una o più persone  estranee, o ancora con un parente, un amico, un collega, che non  accettano il rifiuto della donna.

L’abuso  sessuale intrafamiliare è la più frequente forma di violenza sessuale: viene commesso quando un  familiare o amico costringe le donne a partecipare a rapporti sessuali  o a guardarle mentre questi atti vengono realizzati. Altre forme di violenze sessuali sono rappresentate dalle molestie  (verbali, relazionali, visive, fisiche): consistono in comportamenti  indesiderati di natura sessuale o basati sul sesso che offendono la  dignità delle donne e degli uomini.

La violenza sessuale  consiste ad esempio in: rapporti  sessuali forzati, costrizione a guardare o utilizzare materiale  pornografico, avances sempre più pesanti, richieste di rapporti  sessuali impliciti o espliciti, contatti intenzionali con il corpo,  ricatti a seguito di rifiuti.

La violenza economica consiste in forme dirette ed indirette di controllo sull’indipendenza  economica e limitano o impediscono di disporre di denaro, fare  liberamente acquisti, avere un proprio lavoro.

Essa consiste ad esempio in: ostacolare  la ricerca o il mantenimento di un posto di lavoro, non permettere di  disporre di un conto in banca, essere esclusa dalla gestione del denaro  familiare, rinfacciare qualsiasi spesa, appropriarsi dei beni, fare  acquisti importanti senza la consultazione del parere della  moglie/convivente.

I vissuti che più facilmente accompagnano la vittima dopo aver subito una violenza sono:

  • Aver  sbagliato qualcosa. Sentirsi responsabile. Sentirsi in colpa.
  • Sentirsi  sola, l’unica persona ad essersi trovata in questa situazione.
  • Vergognarsi  per quanto accaduto.

E’  importante sapere che questi vissuti di colpa e impotenza sono comuni  alle vittime, e che se si riesce a chiedere un aiuto esterno si possono  superare le devastanti conseguenze psicologiche delle violenze subite. E’ fondamentale quindi:

  • Riconoscere  di vivere o aver vissuto una situazione  di violenza.
  • Riconoscere  che la violenza non è mai giustificabile.
  • Riconoscere  che non si è mai responsabili della  violenza che si subisce.
  • Riconoscere  che è normale sentirsi depressi e tristi.
  • Parlare  di quello che si sta vivendo con qualcuno,  che possa capire e dare  aiuto.
  • Rivolgersi  ai centri antiviolenza.

Fonte LR Psicologica

Articoli di cronaca

Notte da incubo per una 30enne leccese. Nella sua denuncia racconta di essere rimasta vittima di una violenza sessuale a pochi metri da casa nel rione Leuca. Ad agire sarebbe stato un extracomunitario

Avvicinata e stuprata da un cittadino extracomunitario vicino casa. E’ la denuncia shock presentata da una donna leccese, 30enne, poco dopo le 4 del mattino all’interno degli uffici della Questura di Lecce. Per ora nero su bianco c’è il suo racconto e le prime indagini della squadra mobile per accertare la credibiità della querela. Non è ancora certo se, in mattinata, la donna si sia recata in ospedale per una visita specilistica ed accertare le conseguenze dello stupro. L’episodiorisale alla notte appena trascorsa. La ragazza avrebbe trascorso la serata in compagnia di amici tra le vie della movida del capoluogo e sta per rincasare quando le lancette dell’orologio hanno superato le 3 della notte da appena dieci minuti. Lo stupro si sarebbe consumato a circa 800 metri dalla propria abitazione, in strada, nel rione Leuca. Una via scarsamente lluminata ma che la ragazza è solita percorere ogni notte. Da dietro la 30enne sente una mano, il fiato del suo presunto violentatore che si fa sempre più asfissiante. Sono attimi di terrore.

La sequenza shock dura qualche minuto, un’eternità per la 30enne. Il molestatore agisce a volto scoperto; indossa una maglietta gialla e pantaloni scuri. Dalla penombra la giovane leccese scorge una sagoma scura. Parla un italiano rabberciato. Con ogni probabilità si tratta di un cittadino extracomunitario, forse di nazionalità marocchina, tra i 30 e i 35 anni. In mano impugna un coltello per intimorire e soggiogare la ragazza. Che poi viene strattonata, finendo per terra. A quel punto, in preda al panico, cerca di divincolarsi per sfuggire all’uomo. Urla, ma gli schiamazzi di disperazione non vengono raccolti da alcun passante o residente della zona. Nel frattempo, il cittadino extracomunitario abusa della 30enne. Nessun bavaglio, nessun mefisto per coprire il volto, come in altre zone d’Italia. Il rapporto sarebbe stato completo. Poi la fuga a piedi del molestatore che avrebbe agito da solo, senza complici, dileguandosi nell’oscurità. Nonostante il forte trauma, la 30enne non perde tempo e raggiunge gli uffici della questura. Alle 4 il suo incubo è già una denuncia, circostanziata, infarcita di particolari e dettagli. Per gli inquirenti, non si tratterebbe di un racconto fumoso, fantasioso, tutt’altro. La giovane viene medicata per i graffi subiti. Poi scattano le indagini affidate alla squadra mobile. Del presunto stupratore, il cui identikit è stato fornito dalla stessa vittima, ancora nessuna traccia.

Fonte Lecceprima.it del 15/07/2009

Adesso è psicosi, a Roma c’é un violentatore seriale. Aggredisce le sue vittime di notte, armato di coltello, nei garage condominiali e si nasconde il volto con un passamontagna nero. Non ha più di 40 anni. E quelle che per tutta la notte sono state per gli investigatori della polizia semplici supposizioni, sono diventate certezze nel corso di questa lunga e snervante giornata. La tensione è altissima per chi si occupa delle indagini di questo nuovo caso di violenza sessuale nella capitale. Un caso che arriva dopo solo un mese dall’ultimo stupro, un caso che è una fotocopia dell’ultimo stupro. La scorsa notte, nel borghese quartiere di Tor Carbone, sull’Ardeatina, tranquille villette immerse nel verde, la vittima scelta è una bella studentessa di 21 anni.

La giovane sta rientrando a casa, con la sua auto, dopo una sera passata con gli amici. Apre il cancello, imbocca la stradina che conduce ai box e sta per aprire la serranda del suo garage. Ma dal buio, alle spalle, arriva un uomo, corporatura media, alto un metro e 75. Impugna un coltello che punta alla gola della giovane terrorizzata. Poi dopo averle chiuso la bocca con del nastro adesivo la stupra. La stupra ma, diranno poi i medici, non la picchia, non aggiunge violenza ad altra violenza. E quelle poche parole che sussurra le dice con un forte accento romano. Tutto come la notte tra il cinque e sei giugno, alla Bufalotta, altra periferia di Roma, dove ad essere violentata fu una giornalista di 35 anni. Per gli investigatori della squadra mobile di Roma, ascoltare la giovane studentessa universitaria e come un deja vu. Un film già visto.

Ma non è un film e non è la trama di serial televisivo. C’é solo da sbrigarsi a mettere in fila tutti gli elementi raccolti e studiare il ‘profilo criminale’ di chi colpisce, magari analizzando la banca dati dei soggetti psichiatrici con devianze sessuali. E c’é, a questo punto, da comparare i risultati dei laboratori scientifici arrivati dopo lo stupro della Bufalotta con quelli che arriveranno dai vestiti della studentessa e dallo scotch usato per impedirle di urlare. Se i cromosomi del Dna corrisponderanno i dubbi, residui, su un violentatore seriale cadranno.

E mentre la paura assale le donne della città il nuovo caso innesca la polemica politica sulla sicurezza a Roma dove, tra l’altro, sempre in nottata c’é stata ancora una rapina in un appartamento nella zona di Roma nord. Un’altro colpo, sembra, della stessa banda dell’est europa che ha colpito Renzo Arbore e l’ex direttore del Tg1 Ottavio Di Lorenzo.

Fonte del 03/07/2009